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La Piastrinopenia Immune è una condizione che predispone a emorragie cutanee e/o mucose. L’attività fisica è caratterizzata, talora, da eventi traumatici che aumentano il rischio emorragico. Il bambino con piastrinopenia, dunque, non deve svolgere attività sportive? La risposta a tale quesito non è semplice ma sicuramente non è sempre negativa.

I benefici dell'attività motoria per i bambini

Attività fisica, sana alimentazione e il piacere della "conoscenza" rappresentano gli elementi essenziali per vivere in salute. L'attività fisica non deve essere considerata solo la pratica sportiva organizzata (partita di calcetto, gare agonistiche...) o libera (corsa, trekking...) bensì "qualsiasi movimento corporeo prodotto dai muscoli che richiede un dispendio energetico". Questa definizione è stata coniata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e, dunque, per attività fisica s'intende il movimento che il nostro corpo svolge nella giornata. I bambini dovrebbero praticare almeno "60 minuti al giorno di attività fisica e per tre giorni alla settimana tale attività deve essere di tipo aerobico intenso". Seguire le raccomandazioni dell'OMS aiuta a prevenire l'insorgere delle patologie croniche da sedentarietà (diabete, cardiopatia, ipertensione arteriosa, obesità...).

I benefici dell'attività motoria non sono solo fisici ma anche psicologici e sociali. Attraverso lo sport, infatti, il bambino impara a socializzare rispettando le regole, impara a vincere partendo dalle sconfitte, impara a vivere con solidarietà confrontandosi con compagni ed avversari... vive il concetto di inclusione rispettando ogni diversità[1].

Avviare alla pratica sportiva il bambino con piastrinopenia immune

Praticare sport per un bambino con piastrinopenia è considerato un tabù sociale. Il rischio di sanguinamenti durante un'attività sportiva traumatica esiste e non va negato ma i danni, nel tempo, della sedentarietà possono superare quelli della patologia di base (spesso transitoria). Inoltre ogni ITP e ogni bambino sono diversi. La piastrinopenia può essere all'esordio e avere delle frequenti ricadute con conta piastrinica bassa oppure può essere controllata da terapie (vedasi gli analoghi della trombopoietina) che riescono a garantire una soglia di sicurezza costantemente.

E allora perché vietare l'attività sportiva ai bambini? È possibile superare questo diniego mediante un processo di "corresponsabilità". Il paziente (e la sua famiglia), il pediatra ematologo, il medico specialista in medicina dello sport e il collaboratore sportivo devono insieme trovare la soluzione alla singola richiesta. La scelta della disciplina sportiva spetta al paziente ma va educato a considerare i rischi o a individuare un'altra disciplina. Il medico specialista dello sport (come avviene per altre patologie croniche, vedasi il diabete) può rilasciare una certificazione medica di idoneità (anche agonistica) dopo visita congiunta con il pediatra ematologo... e assieme dividersi la "responsabilità". Ovviamente la visita congiunta non dovrà essere superficiale perché in primis va tutelata la salute. Il compito delle associazioni dei pazienti deve essere quello di favorire il dialogo tra i vari stakeholders coinvolti per evitare comportamenti disomogenei sul territorio nazionale. Esempi virtuosi già esistono... ma c'è ancora tanto su cui lavorare[2].

L’organizzazione dello sport in Italia

Il Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI), emanazione del Comitato Olimpico Internazionale (CIO), è l'Ente Pubblico deputato alla promozione, organizzazione, potenziamento e regolamentazione della pratica sportiva italiana organizzata. Al CONI aderiscono le Federazioni Sportive Nazionali, le Discipline Sportive Associate, gli Enti Promozione Sportiva e gli Enti Benemeriti. Le Associazioni/Società Sportive dilettantistiche (ASD/SSD) sono il fulcro del sistema sportivo italiano grazie alla loro diffusione capillare sul territorio italiano. Le ASD/SSD si affiliano al CONI ed erogano i servizi locali di allenamento, pratica e competizione nonché di diffusione dei valori sportivi[3].

La normativa italiana sulla certificazione medica all'idoneità sportiva

Tre leggi regolamentano, in Italia, il rilascio della certificazione medica per l'idoneità alla pratica sportiva:

  • DM 18/02/1982, “Norme per la tutela sanitaria dell’attività sportiva agonistica”.
  • DM 24/04/2013,“Disciplina della certificazione dell’attività sportiva non agonistica e amatoriale e linee guida sulla dotazione e l’utilizzo di defibrillatori semiautomatici e di eventuali altri dispositivi salvavita".
  • Legge n° 98 del 9 Agosto 2013, che definisce la soppressione della certificazione per l’attività ludico motoria. E dal 28 Febbraio 2018 abolizione dell’obbligo di certificazione ai soggetti in età prescolare per promuovere la cultura dell’attività motoria in età infantile.

Secondo la legge, il certificato sportivo per l'agonista è annuale ed è rilasciato esclusivamente dal medico specialista in Medicina dello Sport dopo anamnesi, esame obiettivo, rilevazione della pressione arteriosa, elettrocardiogramma a riposo e dopo sforzo, spirometria, esame urine.

Il certificato sportivo per il non agonista è annuale, è rilasciato dal medico specialista in Medicina dello Sport (ma anche dal Pediatria di Libera Scelta relativamente ai suoi assistiti o dal medico socio aggregato della Federazione Medico Sportiva Italiana) dopo anamnesi, esame obiettivo, rilevazione della pressione arteriosa, elettrocardiogramma a riposo (almeno uno nella vita, la Federazione Medico Sportiva Italiana lo consiglia annuale)[4].

Il rischio sportivo

La differenza tra "agonismo" e "non agonismo" è, dunque, puramente legislativa e non tiene conto del rischio sanitario sportivo. Il rischio sanitario sportivo è la valutazione secondo la quale una determinata disciplina sportiva ha una probabilità maggiore di arrecare un danno all'atleta (anche in base alle sue caratteristiche ed alle sue patologie) e/o al pubblico. La Federazione Medico Sportiva Italiana ha individuato 10 parametri utili a classificare il rischio sportivo: età dell'atleta, impegno cardiovascolare, sport di contatto, ambiente sportivo, numero di atleti presenti contemporaneamente o in rapida successione, frequenza d'infortunio, frequenza d'infortunio con esito permanente, mezzi meccanici/attrezzi utilizzati, rischio di trauma neurologico, rischio di trauma osteo-articolare. Le discipline sportive saranno dunque suddivise secondo tali parametri in:

  • sport a basso rischio (badminton, bocce, golf, tennis, tennis tavolo, orienteering...);
  • sport a medio rischio (atletica, calcio, canoa, basket, pallavolo, scherma...);
  • sport ad alto rischio (automobilismo, rugby, pugilato, sci, ciclismo...)[4].

Anche i bambini con piastrinopenia possono fare sport in sicurezza

La pratica sportiva è benessere fisico, psicologico e sociale. Anche in età pediatrica, i soggetti con patologie acute o croniche, anche del sangue, possono svolgere sport in sicurezza. La chiave è la relazione di “corresponsabilità” tra medico, paziente ed altri stakeholders. Se la relazione è virtuosa è semplice trovare la soluzione all’accesso alle varie discipline sportive. Parlane con il tuo medico!

Riferimenti

  1. Lassandro et al. Sport and Children with Immune Thrombocytopenia: Never Give Up. Curr Sports Med Rep. 2019 Sep;18(9):317-318. doi: 10.1249/JSR.0000000000000631.

A cura di

Dott. Giuseppe Lassandro

Giuseppe Lassandro è un medico Pediatra che si occupa dei "Difetti della Coagulazione". Il suo percorso di studi è arricchito dal titolo di "Dottore in Ricerca" presso l'Università degli Studi "Aldo Moro" di Bari e dal Master Universitario in "Emostasi e Trombosi" presso l'Università "Federico II" di Napoli. Vive sulle colline della murgia pugliese e si sveglia ogni mattina alle 5:00 circondato nel lettone da tre donne (moglie e due figlie). Lavora come Dirigente Medico presso l'Azienda Ospedaliero Universitaria Consorziale Policlinico di Bari. E' socio aggregato della Federazione Medico Sportiva Italiana. Vanta un ricco curriculum da Dirigente Sportivo. E', infatti, attualmente Vice Presidente del CONI Puglia e Delegato Regionale Puglia della Federazione Italiana Badminton. Il suo motto è: " i vincenti trovano soluzioni, i perdenti cercano alibi".