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ITP e lavoro

Affrontare il lavoro quotidiano dopo una diagnosi di ITP

Una diagnosi di ITP (Immune thrombocytopenia) può avere un impatto anche sull’attività lavorativa di chi ne è affetto. Potrebbe essere necessario richiedere un cambio di mansioni (per evitare ambienti o attività potenzialmente pericolosi), frequenti permessi per visite ed esami, congedi per malattia.

ITP e lavoro

È importante comunicare in maniera semplice ed efficace a colleghi e superiori in che cosa consiste la ITP e cosa comporta. Non sempre chi è affetto da ITP mostra segni lampanti della malattia. Può succedere che i colleghi non comprendano davvero l’impatto della ITP e i particolari bisogni di chi ne è affetto. Capita spesso che nell’ambiente di lavoro non si “vedano di buon occhio” le frequenti assenze e non si provi empatia. Può succedere, invece, che i colleghi si “spaventino” di fronte a frequenti lividi e petecchie, o che temano di essere in qualche modo contagiati dal disturbo.

È importante, quindi, che tutti sappiano che la ITP non è trasmissibile, che aumenta il rischio di importanti emorragie, che richiede frequenti controlli ed esami periodici e che è associata a stanchezza. La stanchezza, inoltre, può incidere sulla produttività della persona. Anche i farmaci utilizzati per trattare la ITP possono avere un impatto negativo su benessere generale, produttività e umore.


Fonti:

“Living with ITP” – (2017 Novartis) – myITPlife - https://www.myitplife.com/en/living-with-itp/ (Data ultimo accesso: 03/12/2018)