La Signora Raffaela Impagnatiello racconta la sua esperienza di vita dopo la diagnosi di piastrinopenia autoimmune, ricevuta a gennaio 2022. Dal sentimento di smarrimento dopo aver ricevuto la diagnosi, alla forza di reagire a questa nuova sfida e andare avanti con la sua vita.
Quando ha ricevuto la diagnosi di ITP, e come si è sentita?
La diagnosi di ITP è arrivata quasi un anno fa, a gennaio 2022. Ricordo che mi sono sentita impaurita e stravolta, emotivamente molto giù perché non sapevo inizialmente di cosa si trattasse e cosa mi sarebbe successo. Soltanto dopo che il mio Dottore mi ha spiegato la situazione mi sono un po’ tranquillizzata, nonostante un po’ di angoscia, inevitabilmente, rimanga sempre.
Quali sono stati i sintomi che l’hanno spinta a fare un controllo?
Avevo da tempo qualche piccolo ematoma sul corpo, dentro di me sapevo di non aver sbattuto da nessuna parte ma non realizzavo ancora la situazione. Poi a gennaio ho trovato un ematoma molto grande sulla mano: da lì ho capito che qualcosa non andava. Ho iniziato con i controlli e gli esami, e dopo un emocromo è risultato che il numero delle piastrine era molto basso. Il dottore mi ha quindi consigliato di rivolgermi al Dottor Scalzulli, il mio ematologo, il mio “angelo”, e con lui ho iniziato il mio percorso terapeutico. Nonostante qualche alto e basso, ora sono due mesi che seguo una terapia efficace e i risultati sono positivi.
In che modo è cambiato il suo stile di vita dopo aver ricevuto la diagnosi?
Ricevere una diagnosi di piastrinopenia, così come per qualsiasi altra patologia, inevitabilmente cambia la vita. Per quanto mi riguarda, mi rendo conto che questa condizione mi causa paura, ansia, stati di preoccupazione: ti guardi costantemente il corpo per controllarti, per vedere se c’è qualche nuovo ematoma che prima non c’era. Io, però, non mi sono mai limitata e ho deciso che non mi sarei abbattuta, per cui la mia routine quotidiana non è cambiata tanto.
C’è un aspetto in particolare della sua vita su cui la malattia ha impattato di più?
Per precauzione ho dovuto annullare un viaggio all’estero, in quanto ero all’inizio della terapia e l’ematologo mi ha consigliato di valutare bene prima i valori e, nel caso, di pensare di rimandare il viaggio. Però penso riprenderò a viaggiare come facevo prima, sempre prendendo le giuste precauzioni ma senza farmi limitare dalla malattia. Per il resto, la mia routine non ha subito grandi cambiamenti: ho continuato con il mio lavoro da receptionist in un hotel, e il contatto con la gente mi ha estremamente aiutato, permettendomi di staccare e dimenticarmi della malattia.
In generale, nella vita quotidiana per fortuna non avverto senso di debolezza, per cui cerco di stare tranquilla e fare ciò che ho sempre fatto, ovviamente con qualche precauzione in più.
C’è qualcosa che vorrebbe dire o un consiglio che vorrebbe dare a chi, come lei, ha ricevuto la diagnosi di piastrinopenia?
Sicuramente il consiglio che mi sento di dare è quello di recarsi sempre da un ematologo e non soltanto dal proprio medico di base, così da poter comprendere a fondo la patologia e tranquillizzarsi un po’. La piastrinopenia non è una malattia semplice, spesso causa sconforto ma non possiamo annullarci, dobbiamo reagire e riprendere in mano la nostra vita. Con qualche attenzione in più è possibile vivere la propria routine quotidiana come prima della diagnosi.