Piccole e poco conosciute, ma dotate di straordinarie capacità: le piastrine sono frammenti cellulari vitali e attivi nel tutelarci dai sanguinamenti. Esse entrano in gioco anche come alleate del sistema immunitario. Cosa succede - e cosa fare - quando la loro concentrazione si abbassa?
Cosa sono le piastrine e quali sono le loro funzioni principali?
Le piastrine sono i più piccoli elementi presenti nel nostro sangue, sono di fatto frammenti cellulari ma hanno funzioni molto complesse. La principale fra queste è il riconoscimento di una ferita della parete dei vasi sanguigni, che le porta ad attivarsi per bloccare la potenziale fuoriuscita di sangue. L'attivazione comporta una radicale serie di cambiamenti conformazionali che le porta a interagire con proteine, strutture vascolari ed altri elementi figurati del sangue. Nonostante siano prive di organuli che possano contenere il materiale genetico (DNA), esse riescono a "comunicare" con altre cellule e coadiuvare la risposta del nostro organismo a aggressioni e lesioni durante processi infiammatori, infettivi o traumi.
Qual è la vita media delle piastrine?
Le piastrine derivano dalla progressiva scissione di grandi elementi cellulari presenti all'interno del midollo osseo: i megacariociti. Al termine del loro processo di maturazione, i megacariociti producono propaggini filamentose (pro-piastrine) che vanno incontro a frammentazione. Una volta immesse in circolo, le piastrine hanno una vita media di 8-10 giorni prima di essere eliminate dai macrofagi presenti nella milza e nel fegato.
Qual è il valore medio delle piastrine nel sangue?
Il numero medio delle piastrine circolanti è variabile da soggetto a soggetto, ma è mediamente compreso tra 150.000 e 400.000/mmc. Raramente, tali soglie di riferimento possono variare per ragioni costituzionali, ossia legate a problemi ereditari/familiari, in presenza o in assenza di una sintomatologia. La conta piastrinica può oscillare anche in condizioni di apparente benessere, spesso per ragioni circostanziali, ovvero legate alle particolari necessità del soggetto in risposta a uno stimolo potenzialmente nocivo. La capacità di compenso e le straordinarie caratteristiche funzionali delle piastrine rendono improbabile un sanguinamento anche per conte ben al di sotto della soglia minima.
Le possibili cause della piastrinopenia e le indagini necessarie
Le cause dell'abbassamento del numero medio delle piastrine (piastrinopenia) sono molteplici, ma si possono fondamentalmente riassumere in cinque sottogruppi:
- ridotta produzione di piastrine, spesso legata a un insufficiente numero di megacariociti midollari o a una loro inefficace maturazione;
- aumentata distruzione di piastrine, per la presenza di stimoli immunologici che compromettano l’integrità o la vita media delle piastrine stesse;
- aumentato consumo di piastrine, nei casi in cui la presenza di stimoli infiammatori o infettivi comportino un maggiore richiamo ed utilizzo delle piastrine stesse, non adeguatamente compensato dalla produzione;
- alterata distribuzione di piastrine, per eccessivo sequestro delle piastrine in altri compartimenti (come fegato e milza);
- anomalie nella produzione di piastrine (piastrinopoiesi inefficace), spesso legata a stati carenziali.
Il processo diagnostico richiede molti accertamenti, e spesso un primo inquadramento può essere eseguito attraverso un semplice prelievo supplementare. Il medico di medicina generale e il consulente ematologo sono riferimenti importanti per indirizzare nel modo corretto gli accertamenti, eventualmente personalizzandoli sulla base delle informazioni cliniche raccolte.
Piastrine basse: sintomi, conseguenze e cosa fare
Piastrinopenie insorte lentamente e che presentano valori superiori a 30.000/mmc, difficilmente produrranno sintomi. In alcuni casi, o con maggiore probabilità per valori inferiori a tale soglia, si possono osservare manifestazioni emorragiche a livello cutaneo (petecchie, ecchimosi), mucoso (epistassi, sanguinamento gengivale durante lo spazzolamento) o a carico di altri organi, specialmente dopo un trauma.
Le petecchie sono piccole macchie rotondeggianti, di colore purpureo e delle dimensioni di pochi millimetri, causate dalla fuoriuscita di sangue da vasi di piccole dimensioni. Spesso, ma non sistematicamente, esse possono rappresentare la prima manifestazione di una piastrinopenia.
In caso di comparsa spontanea di tali segni e sintomi, è sempre raccomandabile contattare il proprio medico di medicina generale per eseguire gli accertamenti più importanti (in prima istanza, un emocromo per determinare le conte cellulari). Sanguinamenti copiosi richiedono la presa in carico da parte di una struttura ospedaliera.
È possibile donare le piastrine?
Spesso la trasfusione di piastrine riesce a tamponare un sanguinamento causato dalla severa carenza di questi elementi, in attesa di una diagnosi e di una terapia specifica. Attraverso la donazione in aferesi i centri trasfusionali possono collezionare e conservare separatamente i concentrati piastrinici da poter utilizzare in caso di emergenza.
Le piastrine svolgono varie ed importanti funzioni, primariamente nel garantire l’emostasi, ossia la protezione dagli eventi emorragici. La preservazione di una conta efficace dal punto di vista emostatico risulta quindi desiderabile. La diagnosi delle piastrinopenie è alquanto complessa, e deve pertanto essere condotta da un medico qualificato.
Fonti
- Gremmel T, Frelinger AL 3rd, Michelson AD. Platelet Physiology. Semin Thromb Hemost. 2016 Apr;42(3):191-204. doi: 10.1055/s-0035-1564835. Epub 2016 Feb 29. PMID: 26926581.
- Swain F, Bird R. How I approach new onset thrombocytopenia. Platelets. 2020;31(3):285-290. doi:10.1080/09537104.2019.1637835
- “I tipi di donazione” - Sito AVIS nazionale, 2022 https://www.avis.it/it/i-tipi-di-donazione

A cura di
Dott. Alessandro Lucchesi
Alessandro Lucchesi è un ematologo clinico con incarico professionale di alta
specializzazione, e un ricercatore nel campo delle malattie rare e delle neoplasie
mieloproliferative (MPN). Ha iniziato a studiare i disordini del sangue nel 2003
presso l'Istituto Seràgnoli di Bologna, dove ha strutturato una delle più ampie
raccolte di dati sui trattamenti standard della trombocitemia essenziale. Dopo la
laurea si è trasferito a L'Aquila dove ha completato il programma di specializzazione
sotto la guida del Prof. Guglielmo Mariani e del Prof. Antonio Tabilio. A seguito del
violento terremoto che ha colpito la città dell'Aquila nel 2009, il dottor Lucchesi si è
dedicato alla riorganizzazione dei servizi di assistenza primaria per la popolazione
vittima della catastrofe naturale.