Consigli per i genitori
Bambini e ITP
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Bambini e ITP
La ITP (Immune thrombocytopenia) può insorgere anche in età pediatrica. Il fenomeno delle piastrine basse nei bambini coinvolge fino a 5 bambini su 100.000. Si tratta di una condizione che spesso tende a risolversi con la crescita e che scompare più velocemente nei bambini rispetto alla stessa patologia negli adulti. In età pediatrica la malattia ha una buona prognosi e si risolve entro 6 mesi nel 70% dei casi.
Ciò nonostante, può diventare cronica in 1 bambino su 4 e, di conseguenza, può richiedere un trattamento specifico. Anche in questi casi è comunque possibile una guarigione completa. La decisione se trattare o meno la piastrinopenia pediatrica non si deve basare sul numero delle piastrine, ma sul quadro clinico complessivo. In ogni caso, la valutazione della patologia deve tener conto soprattutto della sintomatologia emorragica.
La preoccupazione principale per i genitori di bambini affetti da ITP o piastrinopenia pediatrica sono le emorragie. In generale, in tutti gli individui affetti da questa malattia, le piastrine basse si traducono nella difficoltà di formazione dei coaguli necessari per fermare la fuoriuscita di sangue, a seguito di un taglio, una ferita oppure un’escoriazione. Inoltre, meno dell’1% dei bambini con ITP è soggetto a emorragia cerebrale spontanea, una complicazione potenzialmente fatale ma che può essere trattata con successo se individuata tempestivamente.
I bambini affetti da ITP o piastrinopenia pediatrica, oltre a dover affrontare la malattia dal punto di vista fisico, si ritrovano a gestirne anche le conseguenze a livello psicologico e sociale. Per esempio, possono sentirsi imbarazzati perché si percepiscono come “diversi” dai coetanei, spaventati dalla possibilità che un banale incidente possa essere fatale, arrabbiati per gli effetti secondari dei trattamenti, frustrati per le restrizioni alle attività fisiche e via dicendo. Da ricerche effettuate negli ultimi anni, è stato evidenziato che la trombocitopenia può influenzare negativamente non solo l’umore, ma anche l'energia fisica dei bambini. Pertanto un bambino affetto da piastrinopenia pediatrica si può dimostrare più affaticato e stanco rispetto agli altri bambini non affetti.
La cosa migliore che possono fare i genitori è assumere un approccio empatico, immedesimandosi nei panni del bambino e diventando sensibili ai suoi particolari bisogni. A tal proposito, può essere utile avviare un dialogo costruttivo con il proprio figlio, cosicché possa essere agevolato nell’accettare sia la malattia di per sé sia le limitazioni che comporta, come pure spiegargli la necessità di seguire le indicazioni sia da parte dei genitori e sia dei medici curanti. Per i bambini più grandi o adolescenti, può essere utile “trattarli da adulti” coinvolgendoli, quando possibile, nella gestione della malattia e della routine quotidiana che ne consegue.
Un dubbio che affligge spesso i genitori è quello relativo alle attività sportive. Possibili cause di traumi e infortuni, che per questo tipo di malattia possono rapidamente trasformarsi da eventi banali a potenziali pericoli se non rivelarsi addirittura fatali. La domanda che si pongono i genitori è la seguente: un bambino affetto da ITP o piastrinopenia pediatrica può praticare sport? La risposta è sì, ma con delle accortezze. Ovvero, la ITP non dovrebbe essere di ostacolo alla vita del bambino. Nello specifico, per quanto riguarda le attività sportive e ricreative, perché l’esercizio fisico, soprattutto se praticato in squadra, è un aspetto fondamentale per il suo corretto sviluppo fisico e sociale. Sarà però necessario evitare sport che implicano contrasti e scontri fisici, oltre che far indossare al bambino le adeguate protezioni. In tal senso, il medico curante o il pediatra possono fornire preziosi suggerimenti pratici.
Un aspetto fondamentale che i genitori di bambini che presentano ITP o piastrinopenia pediatrica devono tenere ben presente, è il fatto di comunicare, a tutte le persone coinvolte nella vita del proprio figlio, che è affetto da trombocitopenia. Quindi, oltre allo staff medico che segue il bambino nella terapia quotidiana e nelle eventuali cure di emergenza, va avvisato anche il personale della scuola (insegnanti, bidelli etc.) e di altre strutture che frequenta abitualmente (allenatori, educatori etc.).
In generale, il medico curante dovrebbe essere informato di qualsiasi cambiamento delle condizioni del bambino con piastrinopenia pediatrica. Solo lui, infatti, è in grado di individuare e interpretare potenziali situazioni di emergenza. I segnali di allarme che dovrebbero spingere il genitore al confronto immediato con il medico sono:
Emorragie che non si arrestano (es. ferite, sangue dal naso o per un dente caduto etc.)
Il bambino lamenta mal di testa
Qualsiasi ferita alla testa
Presenza di sangue in rigurgito, urine o feci
Gonfiore a seguito di distorsioni o strappi
Fonti: